sabato 30 aprile 2016

Recensioni Spicciole: Metal Gear Solid V


Certo... fa un po' ridere associare la parola "spiccolo" a "Metal Gear Solid".

Tra tutti gli argomenti (in ambito videogames), forse quello che meno si presta ad un'analisi sommaria e poco approfondita. Non tanto per la presenza di una fan-base molto esperta ed esigente, ma per la complessità stessa della saga, che sarebbe un delitto liquidarla in poche righe tralasciandone dettagli importantissimi.
Quei dettagli ai quali il buon Hideo Kojima ci ha abituato da tempo.

Anche se ho deciso di categorizzare questo pezzo nelle "Recensioni Spicciole", ma questa non è una recensione.
E' in realtà una lettera d'amore.

Mi risulterebbe infatti impossibile parlarvi di questo gioco e di questo brand nella maniera oggettiva del professionista... professionista che, ho ribadito più volte, non sono.
E non lo trovo nemmeno giusto: d'altronde credo che, come molti di voi, nutro sentimenti e sensazioni molto personali al riguardo.



Della saga di Metal Gear Solid mi porto dei ricordi legati soprattutto al mondo esterno... quello vero, quello fatto di amici, di speranze e di dispiaceri. Di cose guadagnate e di cose perse.
E' naturale che di una saga protratta per così tanto tempo, posso dire che mi "ha visto crescere".

Per dire, penso a quando giocai MGS4 sulla PS3 in prestito dal mio caro amico Fabio e in quegli anni la mia vita era diversa da quella di oggi.
Stesso vale per i capitoli precedenti, che mi riportano ancora più indietro e in una realtà ancora più differente: penso a MGS2, titolo per il quale feci carte false per avere PS2, comprata a quell'epoca con i miei primi soldi dai miei primi stipendi del mio primo lavoro.
Quindi per me Metal Gear Solid è prima di tutto questo: quel contesto attorno alle sessioni con il controller in mano.

Come dicevo all'inizio, questa non è una recensione ma una lettera d'amore.
E detto molto semplicemente, senza inutili giri di parole, ho adorato questo Metal Gear Solid V.

Anche se ho trovato alcune difficoltà nel corso del completamento, anche se alcune scelte mi hanno fatto in un primo momento storcere il naso, finendolo ho avuto esattamente quello che mi aspettavo da un Metal Gear Solid: l'appagamento, quella sensazione di "pancia piena" quando finisci un titolo e ne rimani davvero soddisfatto.
Ho ritrovato quelle trovate "alla Kojima" che mi hanno sempre spiazzato e che col tempo ho imparato ad amare.
Temevo in un gioco incompleto, leggendo qua e la commenti sporadici di utenti rimasti delusi da un gioco controverso. E sono stato doppiamente felice nel vedere che di incompleto c'è molto, molto poco.

Chi ha buona memoria, dovrebbe sapere bene che ogni MGS è un gioco a suo modo "controverso". Nessun titolo di Metal Gear Solid è esente da difetti, e nessuno è privo di scelte geniali che hanno causato agli utenti reazioni contrastanti.
La cosa bella, è che sono queste particolari scelte a fartelo ricordare negli anni a venire.

La rottura tra Kojima e Konami mi ha quindi dato la certezza che questo sarà l'ultimo Metal Gear Solid.
Certamente, Konami probabilmente ne svilupperà altri, tra seguiti e spin-off, sarebbe sciocco pensare che non sfrutteranno un brand così forte, ma l'uscita di scena del game designer si farà certamente sentire.
Non escludo che potrebbero ugualmente produrre titoli di qualità addirittura superiore a quella vista fino ad ora (in fin dei conti hanno le capacità per farlo), dove miglioreranno il gameplay, l'intelligenza artificiale, le condizioni atmosferiche e tanta altra bella roba.

Ma se tu che stai leggendo conosci la saga, sai bene che ci troveremo sicuramente in titoli orfani di quel pezzetto di personalità folle, quell'aneddoto buffo capitato su un posto di lavoro professionale e serioso.
Mancanze che qualcuno potrebbe addirittura apprezzare.

Oggi, come le altre volte, faccio uscire il disco dalla console per riporlo nello scaffale e penso a quel contesto che mi porterò dietro, agli amici con cui condividerò questa esperienza, a quelli che non ci sono più.
Alla vita che è cambiata, perchè come è giusto che sia le cose cambiano e come ci sono cose che iniziano, altre inevitabilmente giungono ad una conclusione.
Penserò a quel ragazzo che si è avvicinato a quella leggenda che è Snake e che oggi lo saluta.

Per questo infatti non sono triste.
Magari un po' malinconico, ma non triste.
A tutti noi capitano cose poco piacevoli, tutti noi abbiamo vissuto una bella situazione che speravamo durasse per sempre, ed invece è finita quando non eravamo pronti.
E cercare di ricostruirla per riprovare le stesse sensazioni è qualcosa di artificioso ed anche un po' egoista.

Si può e si deve fare la cosa più saggia: superare la cosa, andare avanti, essere consapevoli che le cose sono cambiate, che noi stessi siamo cambiati, ed essere pronti ad abbracciare nuove esperienze, senza la paura di dimenticare quelle passate.

Tanto, quelle che contano, non ce le dimenticheremo mai.

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